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Tra gli anni Settanta e Novanta in Giappone si assiste al cosiddetto "parody boom": cultura pop e riflessione metatestuale accorciano la distanza tra postmodernità e tradizione, rileggendo e riscrivendo quest'ultima con distanza critica e sperimentando nuove possibilità della parola letteraria. In vari testi parodici di quegli anni, la traduzione è presente sia in qualità di tema che di strumento per veicolare la rilettura di testi canonici della modernità: considerata la fondamentale importanza che le traduzioni intralinguistiche e interlinguistiche hanno avuto nello sviluppo della letteratura giapponese, tale copresenza non è affatto sorprendente, ma può fornire importanti spunti di riflessione per rintracciare le possibili intersezioni tra le linee di forza endogene ed esogene che hanno portato alla formazione di un canone moderno in patria e sulla scena letteraria internazionale. Il saggio si propone come un'introduzione all'analisi dei rapporti tra le due forme di riscrittura intertestuale scegliendo come caso di studio le parodie di alcuni fra i testi più celebri di Kawabata Yasunari, primo premio Nobel giapponese per la letteratura nel 1968.